Jurta è un’associazione nata nel 2001 che ha organizzato, nei suoi primi anni di operatività, corsi e laboratori di teatro, cabaret, mimo e voce coinvolgendo artisti locali affermati (Riccardo Paccosi, Gli Gnorri con Corrado Nuzzo, Rita Pelusio, Domenico Lannuti, Maria Di Biase, Sandra Cavallini, Camillo Fabiani, Nino Campisi, Matteo Belli); corsi di psicodramma, tecniche di rilassamento e meditazione.
Ha prodotto spettacoli teatrali tra cui:
Inoltre ha rappresentato i suoi saggi di fine laboratorio “Metamorfosi”.
Negli anni gli spettacoli sono stati rappresentati: al Teatro Stabile di Bologna Arena Del Sole, al Centro di Promozione Teatrale La Soffitta Dip. Musica e Spettacolo di Bologna, Teatro Delle Moline di Bologna, Teatro Del Navile di Bologna, al Festival Altre Espressività al Teatro Comunale di Cormous in Provincia di Gorizia, al Festival TIS Teatro di Interazione Sociale nella sessione “emergenti” della Regione ER Teatro Due Mondi di Faenza, Spazio SI, Il Circolo il Cassero, al Festival Drammaturgie Possibili PerAspera di Bologna, nella Rassegna di Teatro Sociale MOB/Solidali di Bologna.
Inoltre ha presentato numerosi saggi.
Dal 2003 si occupa di organizzare, co-gestire e gestire manifestazioni estive a Bologna:
Dal 2011 si occupa di rassegne teatrali come “Biopolitiche del Teatro” in vari cortili estivi di Bologna.
Ha avuto riconoscimenti da: Regione ER, Comune e Provincia di Bologna, Legacoop Bologna, Dipartimento di Musica e Spettacolo Università di Bologna, Azienda Ospedaliero-Univesitaria Policlinico S. Orsola-Malpighi e l’Ausl di Bologna.
Dal punto di vista della struttura registica e drammaturgica, lo spettacolo rispetta i due paradigmi estetici di Jurta Produzioni: un flusso sonoro/musicale costante che svolge altresì ruolo di ambiente/installazione, nonché una scrittura elaborata come una successione ininterrotta di tableaux vivants.
Jurta porta avanti un impegno specifico nella produzione di rappresentazioni teatrali biopolitiche, dove il corpo fa da protagonista assoluto. Inoltre, si occupa di organizzazione, gestione di eventi e manifestazioni per sviluppare la creatività sul territorio locale.
Associazione Jurta
Via Broccaindosso 61, 40125 Bologna
Telefoni: 340/471.90.20 | 340/82.05.594
Sito: www.associazionejurta.it
Email: francesca.biopolitica@gmail.com | jurtaproduzioni@gmail.com | alex75boster@gmail.com
Francesca Rossi: Regista e drammaturgia
Alessandro Scotti: Assistente alla regia e tecnico video
Teatro del Navile, Neuropsichiatria Infantile e Centro sui DCA dell’Azienda S.Orsola-Malpighi di Bologna, MOB – molecole bolognesi, Quartiere San Vitale e Comune di Bologna
B.01
Bio Storming Spot – un percorso nell’anoressia
Regia e drammaturgia: Francesca Rossi
Interpreti: Grazia Vinci, Benina Lenza, Debora Menozzi, Anita Giovannini, Michela Forlivesi
Barbara Vitangeli
Contesto: TPO – Teatro Polivalente Occupato Bologna 2001, Teatro delle Moline Bologna 2002, Festival “TIS” della Regione ER Faenza 2003, Centro per la Promozione Teatrale “La Soffitta” DMS Dip. Musica e Spettacolo Università di Bologna, Festival “Altre abilità” Gorizia 2005, Teatro Stabile di Bologna “Arena Del Sole” Bologna 2009.
Sinossi: Bio Storming Spot è nato dopo un intenso percorso di laboratorio condotto all’interno dell’Azienda S.Orsola-Malpighi, Unità Operativa per i Disturbi del Comportamento Alimentare diretta dal Prof. Emilio Franzoni. Le partecipanti sono delle ex pazienti dell’U.O., in fase di recupero dal sintomo e ragazze esperte in teatro/fisico.
Nell’evento performativo presentato Bio Storming Spot vengono portati in scena i corpi e gli immaginari che le persone realmente colpite da anoressia e bulimia vivono quotidianamente..Il termine “storming” ha una doppia valenza: da una parte, indica l’approccio radicale dell’elaborazione scenica, il “bombardamento” di immagini corporee che ne sostiene l’impianto visivo; dall’altra, l’elemento onnipervasivo della comunicazione mediatica, il “bombardamento” quotidiano operato dai codici e dai canoni di quest’ultima.
La verità – biografica e biologica – di un corpo anoressico “offerto” sulla scena dinanzi ad un pubblico, costituisce un tentativo di ricondurre la dimensione teatrale all’aspetto sacrificale, vale a dire a quella dimensione cultuale e sociale da cui il teatro stesso trae origine (ci riferiamo, con questo, alle ricostruzioni filologiche inerenti l’origine della tragedia greca condotte da F. W. Otto e K. Keréniy). Secondo questo paradigma interpretativo, il teatro non sarebbe un piano di “rappresentazione”, bensì un piano di autenticità e totalità che comporta il coinvolgimento pieno di corpo e mente. Ora, offrire ad un pubblico la propria totalità comporta inevitabilmente per l’attore – o per chi, comunque, agisce la scena – una sorta di sacrificio.In questo modo, però, lo spettatore ha la possibilità di entrare in contatto con la totalità di un individuo vivente, di esperirne le contraddizioni esistenziali fino a rispecchiarvisi, fino a sentire la comunanza, il portato sociale che ogni continuum biografico e biologico racchiude dentro di sé.
In questo senso, il teatro sociale può essere allora definito una forma di arte biopolitica.L’utilizzo del termine “spot” è volutamente ambiguo: da una parte, esprime il desiderio d’integrare il linguaggio del teatro di ricerca – con quello dei linguaggi popolari e di massa: riuscire, cioè, nell’intento di attenersi ad un piano poetico senza con questo delimitare le possibilità di comprensione. Dall’altra, esprime una valenza ironica in riferimento alla capacità d’influenza dei mass-media: questi ultimi ottengono il risultato – attraverso quell’innumerabile molteplicità di input costituita da diete, prodotti ipocalorici, taglie ridotte, immagini della moda e dello star system – di produrre ed imporre canoni estetici di perfezione. Come sostenuto da numerosi ricercatori, la ridondanza quotidiana ed onnipervasiva di tali canoni non è priva di responsabilità nei riguardi del diffondersi progressivo di patologie psicosomatiche quali l’anoressia.
Parallelamente a questa critica sui fondamenti dell’estetica mainstream, riteniamo importante sottolineare che questo studio non nasce con l’intento della produzione artistica. Vuole, piuttosto, essere interpretato in primo luogo come uno strumento pedagogico in riferimento al percorso laboratoriale condotto dalle giovani affette da anoressia e bulimia, in secondo luogo, come uno strumento d’informazione e sensibilizzazione nei confronti del problema dell’anoressia e dei disturbi del comportamento alimentare.
B.02
Bio Violence Spot – Session9
Regia e drammaturgia: Francesca Rossi
Interpreti: Grazia Vinci, Debora Menozzi, Anita Giovannini, Max
Contesto: Parco Manifattura Tabacchi nella rassegna estiva “I Corpi nel parco” Bologna
Sinossi: Lo spettacolo parla del tema della violenza nel suo senso più ampio, dalla violenza alle donne, alla violenza agli animali e ad altri tipi di violenza molto più psicologica che si subisce da una madre e da un padre.
B.03
“Perdita di Senso” G.B. 2050 la nostra memoria
Regia e drammaturgia: Francesca Rossi
Interpreti: Federica Montanini, Roberta Carbone, Yuria Broccoli, Francesca Martelli, Laura Sergi
Contesto: Manifattura delle Arti Parco 11 settembre all’interno del Festival “I Corpi nel parco” e nel Quadriportico del Vicolo Bolognetti nella rassegna “Bolognetti Land Estate” Bologna
Sinossi: Quattro figure conducono un’intera esistenza nascondendosi dietro ad un filtro che le protegge da un mondo non sta pian piano morendo: il filtro è uno schermo di una t.v. e di un computer. Improvvisamente ognuna di loro viene presa da un strana sensazione la paura della fine, della fine del mondo! La percezione chiara è che qualcosa di molto più grande di loro stia per accadere e quindi sono costrette a mettersi davanti alle loro vite e ai loro drammi esistenziali.
All’interno di uno spazio scenico, una stanza di 4 metri per 4, si consumano le loro disperazioni, passando dalla paura di subire una violenza e di dover vivere sempre nell’inquietudine, alla chiusura verso il mondo, agli altri, ma con un profondo desiderio di rompere con un passato pesante da sopportare e infine si giunge all’inadeguatezza, alla mancanza di equilibrio continuo con cui convivere per un disperato contatto vero con l’altro. Il tutto si annulla nella ricerca dello stordimento, per perdersi. Ci si immerge quindi nei nuovi miti vuoti trasmessi dalla tv, che si vendono l’anima per quattro soldi, dissolvendosi in una trasmissione della Maria De Filippi “Uomini e donne”. E di nuovo ritorna la tv! Unico e possibile rifugio dal pensiero e da se stessi. Questa tv che crea mostri autodistruttivi e goffi, che si cimentano in azioni impacciate davanti a dei “tornisti” della De Filippi, i padroni del mondo ormai, che si trasformano in mostri durante la scena mostrando un naso da maiale. Il tutto in perfetta sintonia con la violenza compiuta all’interno di una batteria di allevamento di polli. Le figure orma spezzate da una perdita di senso e da una solitudine spaventosa, vanno verso il fondo del palco e in un rituale ossessivo gridano, in un crescendo, tutto ciò che mancherà loro dopo la fine. Davanti alla disperazione l’uomo ha bisogno di qualcosa di sacro in cui credere! Le quattro figure di cimentano in una danza tribale che le vede alla ricerca di azioni ed equilibrio come di una loro condizione esistenziale, intravedono ad un certo punto la luce, la verità e si fanno portatrici di questa speranza tanto oscurata da una società che vive in un continuo falso Sé, che crea miti/mostri.
La speranza è rappresentata da un cucciolo, la vita, l’essenza, la natura così perfetta ed innocente tanto da paralizzare e vergognare. Il cucciolo come salvezza dell’uomo davanti alla sua stessa disperazione. Lo spettacolo G.B. è il frutto di un lungo percorso di laboratorio iniziato dal mese di gennaio al mese di giugno 2007.
La rappresentazione è stata fatta al Vicolo Bolognetti il 4 luglio con una buona presenza di pubblico di 150 persone.La rappresentazione è caratterizzata da 4 monologhi costruiti direttamente dalle protagoniste, dopo aver fatto un esercizio che si chiama “verifica psico-geografica” che ha permesso loro di scrivere un testo partendo da parole percepite attraverso i sensi. Successivamente a consegna è stata quella di scegliere un brano musicale da abbinare al testo e costruire una partitura fisica. Le scene collettive sono state indicate invece dalla regista, secondo la drammaturgia basata sul tema della fine del mondo. Per sensibilizzarle al tema e sviluppare le percezioni, il gruppo ha trascorso una giornata sui colli bolognesi facendo training fisico in mezzo al verde.Il laboratorio era suddiviso in tra momenti: la fase di riscaldamento,la fase dell’ improvvisazione e la terza ed ultima fase il contenimento, un momento di condivisione e verbalizzazione del gruppo sui vissuti emersi dopo ogni singolo incontro.
B.04
“Cicatrice” il danno del dono
Regia e drammaturgia: Francesca Rossi
Interpreti: Francesca Martelli, Andrea Sagni, Maria Pia Papandrea, Maria Grazia Bazzicalupo, Cinzia Pietribiasi, Anna Schmitz
Contesto: Spazio “Si” Bologna 2011, Circolo Il Cassero 2013
Sinossi: “Cicatrice – Il danno del dono” tratta il tema del dolore, della solitudine e del distacco dalla vita reale, per sopravvivere. La protagonista è una bambina , la quale viene data alla luce miracolosamente, mentre contemporaneamente la madre vive il lutto per la perdita di un altro figlio. Il dramma rimosso, porterà la madre ad essere da un lato la carnefice della figlia e dall’altro, distaccata per la paura di perdere anche quest’ultima. La bambina si rifugia quindi in un mondo immaginario che la porta a distaccarsi dalla realtà, ma a percepire, al contempo, il peso della morte del fratello. L’eclissi rappresenta l’unico momento dove il maschile, il fratello morto e il femminile la protagonista, si incontrano. La luna (il femminile) viene illuminata, solo attraverso il sole (il maschile) e questo rappresenta il destino della protagonista, segnato dalla morte del fratello. Il suo destino quindi, sarà quello di interiorizzare la tristezza inespressa della madre, di salvarla dal proprio dolore ed espiare la colpa per la morte del fratello, compiendo così atti sacrificali.
Il danno del dono riconduce al dono della vita insito nella maternità; un dono che però, durante la gravidanza e nei primi anni di vita, ha recato con sé senso di lutto, colpa e diffidenza affettiva: quindi, anche un danno capace di segnare la protagonista per sempre.
B.05
Corpo Scaduto studio sulla PMA – Procreazione Medicalmente Assistita
Interpreti: Francesca Martelli, Daniele Esposito e Lorenza Guerra
Regia e drammaturgia: Francesca Rossi
Contesto: Rassegna di teatro Sociale “MOB – Solidali” Quadriportico del Vicolo Bolognetti 2014, al Teatro Del Navile
Sinossi: CORPO SCADUTO è uno spettacolo teatrale che mette in scena il tema della procreazione medicalmente assistita. Una donna che vive un’esperienza come questa, infatti, può provare sensazioni di ansia e speranza ma, alla fine, anche il dolore nello scoprire che il proprio corpo è “scaduto”, cioè non più in grado di generare la vita. Il tema scelto si collega all’attualità, anche in ragione del forte aumento percentuale di giovani coppie che si affidano a questo tipo di percorso.
La sinossi racconta il percorso d’una donna partendo dalla fase della speranza e del sogno dell’avere un bambino. Tale speranza è espressa attraverso l’acquisto di vestiti e giocattoli, oppure dal giocherellare nella stanza utilizzando le ombre sul muro. Le scene alternano condizione diurna e notturna e, durante la notte, mentre lei dorme, si manifestano strani eventi e oscuri presagi (uccelli morti, oggetti che si muovono da soli).
La donna inizia il percorso di procreazione assistita e, dopo aver incontrato un’infermiera severa e un dottore dalle sembianze d’un clown McDonald, procede con una terapia fatta di dolorose punture sul ventre.
Alla fine, la dimensione diurna della speranza e quella notturna del presagio nefasto entrano in collisione: la visione della distruzione del Sole fa da cornice, per la donna, alla percezione di quell’unico momento di vita, brevissimo, ch’ella è riuscita a percepire dentro di sé poco prima della morte dell’embrione. Sole ed embrione, dunque, fungono da concatenamento simbolico per ricondurre alla natura sferica dell’Essere.
Sul piano stilistico, atmosfere e situazioni di CORPO SCADUTO rimandano alla cinematografia horror contemporanea: l’Asian Terror giapponese e coreano, i found footage movie americani, il nouvelle troille francese.
Dal punto di vista della struttura registica e drammaturgica, lo spettacolo rispetta i due paradigmi estetici di Jurta Produzioni: un flusso sonoro/musicale costante che svolge altresì ruolo di ambiente/installazione, nonché una scrittura elaborata come una successione ininterrotta di tableaux vivants.
Jurta non si occupa solo di promuovere le sue produzioni, ma è impegnata nello sviluppo della creatività in genere e sul territorio bolognese nell’ottica della rete e della solidarietà culturale.
Su richiesta, sono disponibili ulteriori materiali e info: rassegna-stampa, video e foto.
Istituzione Gian Franco Minguzzi
e-mail: minguzzi@cittametropolitana.bo.it